19 maggio 2013

L'IMMORTALE


Potrei scappare dall'altra parte del mondo, tanto Troubles will find me - i guai mi troveranno. Mi piace muovermi, correre, camminare, fare cose e conoscere gente, e invece mi trovo seduta a questa scacchiera in una partita che va avanti da anni, avanzando troppo lentamente nella speranza che mi riesca per una e una sola volta quel famoso scacco matto, che ora ho capito che vuol dire, perché a ricercarlo si diventa matti veramente.
Ad aspettare. A studiare. A pensare ad ogni singola mossa dell'avversario e ad avere solo quello come punto di riferimento per pianificare ogni tua prossima azione. Per pianificare tutto quello che farai in futuro, tutto.
Aspetto. Pianifico. Mi trovo in difficoltà. Agisco. Poi è di nuovo il suo turno, e il ciclo ricomincia.
Degli scacchi so solo questo, e che c'è stata una partita denominata "L'immortale", che venne vinta vinse sacrificando un alfiere, entrambe le torri e la donna per ottenere lo scacco matto con pezzi minori. Significa che due pezzi attivi valgano più di molti altri bloccati nelle case di partenza. Significa, come se non si fosse capito, che ciò che conta è l'azione. Significa che bisogna considerare ciò che si ha a disposizione e spingere su quello per arrivare all'obiettivo.
Tutto questo significa molte cose, e soprattutto una: che mentre la mossa tocca a me devo attaccare e non sempre e solo difendere.

Gli scacchi mi fanno veramente schifo. Preferisco una bella partita a briscola.



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